Una volta funzionava, ora non c’è più niente”: alle nostre latitudini è una delle frasi più usate, purtroppo. E se in alcuni casi le colpe possono essere cercate altrove - a Roma, a Bruxelles -, altre volte non è così.
C’erano una volta le Terme di Spezzano Albanese. Ora non ci sono più. Basta passarci davanti, percorrendo la strada, e si avverte che l’aria che si respira non è quella, amara, dello zolfo, ma quella ancora più amara della sconfitta.
Un parco di dieci ettari alle pendici del colle Mataruffo. Un primo stabilimento nato ai primi dell’Ottocento e proprietà benefiche note sin dall’antichità. Un hotel chiuso, un centro benessere in abbandono, strutture per le cure chiuse da diversi anni, oggetto di furti e vandalismo, nel disinteresse più diffuso. Il Comune che è proprietario ha rescisso per morosità il contratto con il precedente gestore.
Una situazione incredibile in un territorio che ha fame di lavoro, un’opportunità sprecata per una struttura che potrebbe attirare presenze legate al turismo termale.
Il Presidente Occhiuto, dopo il subentro della Regione e di Terme Sibarite nella gestione delle Terme Luigiane, ha dichiarato più volte di voler realizzare un unico grande polo termale regionale. Condividiamo tale disegno progettuale e riteniamo che dentro questo progetto debbano rientrare anche le Terme di Spezzano Albanese, che occorre riportare in vita.
Per la CISL è urgente che Comune di Spezzano Albanese, proprietario degli impianti e Regione Calabria si siedano ad un tavolo, con un unico obiettivo condiviso che va oltre gli schieramenti politici: salvare le Terme di Spezzano, prima che sia troppo tardi, perché è già tardi, per garantire cure termali, occupazione diretta e dall’indotto, presenze turistiche, in un territorio che ha livelli di disoccupazione drammatici.